lunedì 10 settembre 2012

Vortice di tradimenti al teatro Trastevere

Presentata per la prima volta sui palcoscenici inglesi nel 1978, Tradimenti (Betrayal) e'  una delle opere piu' conosciute e rappresentate di Harold Pinter. Originale è l'incedere della narrazione: come una bobina che si riavvolge lentamente all'indietro, in un labirinto di bugie ed ipocrisia, si snoda la storia di un tradimento dalle molte facce.
Giampietro Labanca e Adriana Caruso
Dopo molti anni dalla fine della loro relazione clandestina, Emma e Jerry si rincontrano in un bar. Appare subito evidente che nessuno dei due ha mai dimenticato l'altro, dalle loro parole  trapela il rimpianto e la nostalgia per qualcosa che, da passione impetuosa, inevitabilmente si è modificato nel tempo, esaurendosi lentamente fino a spegnersi. Lo spettatore assiste ad una serie di quadri scenici in rapida successione, che a ritroso riepilogano i momenti principali dell'amore che ha coinvolto i due. Emma è sposata con Robert, di cui Jerry è il migliore e fraterno amico, o così almeno, forse senza nemmeno troppa convinzione, i due uomini stessi credono di essere. 
Claudio Corsetti e Giampietro Labanca
La menzogna si avvolge come un serpente a sonagli sulle vite di tutti e tre, stritolandoli tra le loro stesse ipocrisie, rendendoli quasi spettatori inermi del loro disastro sentimentale ed esistenziale: anche Jerry è sposato e tradisce la moglie, mentre Robert vive una serie di avventure con altre donne. Piu' di tutti, pero', probabilmente colpisce il tradimento dell'amicizia dei due uomini, che nemmeno lo squash - simbolicamente assunto come sinonimo di legame amicale - riesce a tenere uniti. La storia scorre all'indietro, avvincente ed emozionante fino al bacio finale, che sugella l'inizio di una passione, che inevitabilmente dovrà sfogarsi ma che altrettanto inevitabilmente dovrà spegnersi.
Adriana Caruso
La messa in scena di Mauro Mandolini, al Teatro Trastevere di Roma, è essenziale e diretta, senza orpelli nè fuorvianti distrazioni: la scenografia minimalista, composta da un tavolo e due sedie bianche su fondo nero, consente ai bravi interpreti - Adriana Caruso, Giampietro Labanca e Claudio Corsetti - di essere gli unici protagonisti della scena. Ottima la scelta dei brani di Aznavour, a sottolineare i i passaggi piu' importanti della vicenda, che trascinano il pubblico in un'atmosfera sofisticata, che pur è già insita nella tipologia di messa in scena scelta dalla regia.
Il gioco di movimento delle sedie e del tavolo da parte degli attori, che - complici le luci - con un semplice spostamento riescono a "ricreare" un ambiente diverso ogni volta, il taglio cinematografico dato ad alcune scene - scegliendo talvolta di mettere uno dei due interlocutori di spalle al pubblico, per meglio evidenziare, quasi come se ci fosse una telecamera, il volto e le emozioni dell'altro - e la passione degli interpreti rendono questo spettacolo veramente godibile, coinvolgente ed emozionante fino a commuovere.