Presentata per la prima volta sui palcoscenici inglesi
nel 1978, Tradimenti (Betrayal) e' una delle opere piu' conosciute e
rappresentate di Harold Pinter. Originale è l'incedere della narrazione:
come una bobina che si riavvolge
lentamente all'indietro, in un labirinto di bugie ed ipocrisia, si snoda la
storia di un tradimento dalle molte facce.
Giampietro Labanca e Adriana Caruso |
Dopo molti anni
dalla fine della loro relazione clandestina, Emma e Jerry si rincontrano in un
bar. Appare subito evidente che nessuno dei due ha mai dimenticato l'altro,
dalle loro parole trapela il rimpianto e la nostalgia per qualcosa che, da
passione impetuosa, inevitabilmente si è modificato nel tempo,
esaurendosi lentamente fino a spegnersi. Lo spettatore assiste ad una serie di quadri scenici in
rapida successione, che a ritroso riepilogano i momenti principali dell'amore
che ha coinvolto i due. Emma è sposata con Robert, di cui Jerry è il migliore e
fraterno amico, o così almeno, forse senza nemmeno troppa convinzione, i due
uomini stessi credono di essere.
Claudio Corsetti e Giampietro Labanca |
La menzogna si avvolge come un serpente a sonagli sulle
vite di tutti e tre, stritolandoli tra le loro stesse ipocrisie, rendendoli quasi
spettatori inermi del loro disastro sentimentale ed esistenziale: anche Jerry è
sposato e tradisce la moglie, mentre Robert vive una serie di avventure con
altre donne. Piu' di tutti, pero', probabilmente colpisce il tradimento
dell'amicizia dei due uomini, che nemmeno lo squash - simbolicamente assunto come sinonimo di legame amicale
- riesce a tenere uniti. La storia scorre all'indietro, avvincente ed
emozionante fino al bacio finale, che sugella l'inizio di una passione, che
inevitabilmente dovrà sfogarsi ma che altrettanto inevitabilmente dovrà
spegnersi.
Adriana Caruso |
La messa in scena di Mauro Mandolini, al Teatro
Trastevere di Roma, è essenziale e diretta, senza orpelli nè fuorvianti
distrazioni: la scenografia minimalista, composta da un tavolo e due sedie
bianche su fondo nero, consente ai bravi interpreti - Adriana Caruso, Giampietro
Labanca e Claudio Corsetti - di essere gli unici protagonisti della scena.
Ottima la scelta dei brani di Aznavour, a sottolineare i i passaggi piu'
importanti della vicenda, che trascinano il pubblico in
un'atmosfera sofisticata, che pur è già insita nella tipologia di messa in scena
scelta dalla regia.
Il gioco di movimento delle sedie e del tavolo
da parte degli attori, che - complici le luci - con un semplice spostamento
riescono a "ricreare" un ambiente diverso ogni volta, il taglio cinematografico
dato ad alcune scene - scegliendo talvolta di mettere uno dei due interlocutori
di spalle al pubblico, per meglio evidenziare, quasi come se ci fosse una
telecamera, il volto e le emozioni dell'altro - e la passione degli interpreti
rendono questo spettacolo veramente godibile, coinvolgente ed emozionante fino a
commuovere.